Intervento del Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca

 Letizia Moratti

 all'Inaugurazione dell'Anno accademico 2001-2002 del Conservatorio “G. Rossini” di Pesaro

 

Pesaro, 26 marzo 2002

 

 

 

 

Signor Presidente, signor Direttore, autorità, cari studenti, cari

professori, signore e signori,

sono particolarmente lieta di essere oggi qui tra voi, in questo

prestigioso e antico Conservatorio, nato grazie all’iniziativa e alla

generosità di un grande della musica di tutti i tempi, Gioachino Rossini,

al quale sono dedicati anche la Fondazione e l’importante museo ospitato

in questo storico palazzo, oltre che una rassegna operistica di risonanza

mondiale che si tiene ogni estate.

 A Pesaro, come è stato sottolineato negli interventi che mi hanno preceduto, si realizza, nella memoria di Rossini, una fertile sinergia tra

pubblico e privato. E’ un esempio che ci auguriamo possa essere seguito in

tutto il Paese.

Ma non basta: dobbiamo ora incentivare una proficua collaborazione non

soltanto tra queste istituzioni, ma anche con gli enti locali e con le

realtà associazionistiche, culturali e produttive operanti sul territorio. 

Occorre attrarre energie e risorse, in modo da contribuire in modo

concreto alla diffusione della cultura musicale.

Mi piace ricordare a questo proposito la lungimiranza di Rossini che nel

testamento scritto a Parigi nel 1858 dispose: “…quale erede della

proprietà nomino il Comune di Pesaro, mia patria, per fondare e dotare un

liceo musicale in quella città”.

Vi confesso che provo una certa emozione nel pensare che proprio qui

nella vostra città, nell’istituzione voluta dal grande Maestro, si sono

succedute alla guida del Conservatorio personalità quali Pietro Mascagni,

Riccardo Zandonai e Amilcare Zanella. Mentre tra gli allievi vanno

ricordati, tra gli altri, Mario Del Monaco e Renata Tebaldi, memorabili

interpreti della tradizione del bel canto, caratteristica dell’Istituto, e

il compositore Riz Ortolani.

Rossini, in quegli anni di grandi speranze e cambiamenti, alla vigilia

della nascita dell’Italia Unita, dalla capitale francese, nella quale si

era stabilito definitivamente nel 1855, pensava ai giovani quali eredi del

suo insegnamento. Perché un vero maestro si distingue per la capacità di

trasmettere loro il patrimonio di conoscenze e di esperienze maturate nel

corso della vita. Del resto Rossini fu anche apprezzato insegnante,

essendo stato tra l’altro direttore del Liceo musicale di Bologna.

Proprio pochi giorni fa, all’inaugurazione dell’anno accademico

all’Università dell’Insubria, a Varese, Uto Ughi, laureato ad honerem, ha

sottolineato l’importanza dell’insegnamento della musica nella scuola,

mettendo in evidenza il ruolo dei musicisti come maestri di comunicazione. 

E’ vero: la musica, in particolar modo tra i giovani, è prima di tutto

comunicazione. E suscita le emozioni più intense, i sentimenti più nobili,

sviluppando al tempo stesso la loro innata capacità di aggregazione.

In occasione dell’apertura dell’anno accademico, il 120° dall’inizio dei

corsi di musica, desidero annunciarvi la prossima adozione di un

provvedimento destinato ad avviare concretamente, attraverso l’autonomia,

un processo di valorizzazione di un patrimonio culturale e formativo di

altissimo valore, quello dei Conservatori di musica e delle Accademie di

Belle arti.

Nei prossimi giorni infatti il Consiglio dei Ministri approverà lo

schema di Dpr che determinerà i criteri per l’adozione degli statuti di

autonomia dei Conservatori e delle Accademie. E’ un provvedimento

importante, che sancisce l’inizio del processo di autonomia di questi

istituti che rappresentano il cuore della creatività artistica del nostro

Paese, una creatività che tutto il mondo ci invidia.

Questo provvedimento sarà adottato in ottemperanza alla legge n. 

508/1999, che prevede la trasformazione delle Accademie e dei Conservatori

in Istituti di alta formazione artistica e musicale.

Il legislatore, in ossequio al dettato dell’articolo 33 della

Costituzione, ha inteso elevare la dignità di tali istituzioni prevedendo

il rilascio, alla fine degli studi, di diplomi accademici di primo e

secondo livello.

In questo percorso normativo abbiamo dovuto superare qualche difficoltà. 

La legge rimette l’attuazione della riforma ad uno o più regolamenti da

adottarsi da parte dell’attuale Ministero dell’Istruzione, dell’Università

e della Ricerca.

Nella predisposizione del generale quadro di attuazione della legge 508

si è dovuto, però, tenere conto del fatto che la legge stessa nulla

prevede riguardo alla formazione di base; è evidente, infatti, che il

legislatore presupponeva che tale riforma venisse attuata contestualmente,

ed in modo coordinato, con la riforma degli ordinamenti scolastici.

Poiché la riforma degli ordinamenti è ancora in itinere (proprio in

questi giorni il testo approvato definitivamente dal Consiglio dei

Ministri passa all’esame delle Camere per diventare legge dello Stato),

appare opportuno che l’attuazione della stessa legge 508 avvenga

gradualmente, nell’ambito di un quadro più completo ed organico, per

evitare che un’affrettata trasformazione dei Conservatori e delle

Accademie in centri di alta formazione vada a discapito della formazione

di base.

Tale problema si pone, in particolare, per i Conservatori e per

l’Accademia Nazionale di Danza, che attualmente gestiscono anche la

formazione musicale e coreutica di base.

Per questo, nel dare attuazione alla legge 508 si è proceduto, in via

preliminare, alla predisposizione del regolamento, che delinea, anzitutto,

il contenuto minimo dei futuri Statuti delle Istituzioni di alta

formazione. In particolare, è prevista per le Accademie nazionali di arte

drammatica e di danza la possibilità di articolarsi sul territorio,

stabilendo intese con gli istituti di istruzione primaria e secondaria.

Siamo sulla strada giusta. Tutti insieme - docenti, studenti, genitori,

rappresentanze sindacali e del mondo produttivo - sapremo costruire, con

gradualità, un sistema di alta formazione artistica e musicale che si

inserirà armonicamente in un quadro organico di istruzione e di formazione

superiore, adeguato ad una società complessa in sempre più rapida

trasformazione.

In questo sistema la musica e l’arte avranno, ad ogni livello, la piena

valorizzazione.

Nelle scorse settimane qualcuno ha detto che la riforma degli

ordinamenti scolastici prevede penalizzazioni dell’insegnamento della

musica e della storia dell’arte nelle scuole. E’ falso. Si tratta di una

vera e propria campagna di disinformazione. Vorrei tranquillizzare al

proposito studenti e genitori: la cultura musicale e artistica saranno

sempre una componente centrale e obbligatoria del profilo educativo,

culturale e professionale dei nostri giovani, nella scuola primaria come

nella scuola secondaria.

Sarebbe davvero sorprendente che nel Paese della grande tradizione e civiltà artistica e musicale l’insegnamento della musica e della storia

dell’arte - che vuol dire educazione ai valori dello spirito - non fosse

elemento centrale nella formazione dei giovani.

Nella riforma la musica avrà un posto di primo piano: sono previsti indirizzi musicali nella scuola media e nei licei, perché vogliamo puntare a un forte incremento della cultura musicale diffusa. Al tempo stesso studieremo formule organizzative che consentano specifici percorsi professionalizzanti, soprattutto per i giovani talenti.

Ho appreso con piacere che sono ventotto le nazionalità dei 909 allievi che frequentano il vostro Istituto nell’anno accademico 2001-2002: accanto agli italiani ci sono coreani, russi, giapponesi, americani, peruviani, oltre che europei. Un dato molto significativo, prova del prestigio di cui gode il Conservatorio “Gioachino Rossini” a livello internazionale: esso conferma che eccellenza e internazionalizzazione degli studi, anche in campo musicale, vanno di pari passo.

L’internazionalizzazione degli studi, la mobilità degli studenti, la

presenza di stranieri nei nostri istituti costituiranno, infatti, un

riferimento obbligato per determinare la qualità dell’istruzione

superiore.

Deve essere, questo, il fondamento per un’apertura culturale al nuovo,

con l’obiettivo di raggiungere una sempre maggiore cooperazione tra i

popoli, fondata sulla comprensione di civiltà e modi di pensare tra loro

diversi.

Il Testo Unico sull’Istruzione del 1994 agevola l’ingresso degli

studenti stranieri nei Conservatori del nostro Paese. Sarà opportuno per

il futuro far sì che, attraverso specifici accordi internazionali, si

possano creare le condizioni per un’esperienza di studio altrettanto

agevolata anche dei nostri giovani al di fuori dei paesi dell’Unione

europea. Soltanto così potremo realizzare quell’interscambio di formazione

musicale che è alla base di un sicuro arricchimento reciproco e di una

crescita professioale.

L’Europa ha un patrimonio di civiltà, di arte e di cultura che ha radici

antiche. La musica è parte integrante di questo patrimonio ed è uno dei

linguaggi fondamentali che contribuiscono alla formazione culturale.

Su queste fondamenta culturali in passato si sono costruite le

democrazie, si sono superate molte guerre e divisioni e oggi sta sorgendo

una cultura di valori condivisi.

Il percorso alla ricerca di una società dei valori non è concluso. 

Proprio per questo il mondo dell’istruzione e della formazione deve

trovare il senso delle proprie radici e della propria missione. Vorrei che

in particolare voi, studenti di questo prestigioso Conservatorio, foste

ben consapevoli della dimensione spirituale esercitata dalla cultura,

dall’arte, dalla musica e dalla loro positiva influenza sull’educazione,

sull’animo dell’uomo.

La musica, con i suoi valori universali, che superano le barriere

geografiche, linguistiche, sociali e del tempo, è un elemento

importantissimo nella costruzione della società di domani, una società

formata da persone amanti dell’armonia, del bello e quindi rispettose dei

valori universali.

Il Governo intende accompagnare la crescita di una nuova generazione

nella quale deve essere posta al centro di ogni attenzione la persona, con

i suoi bisogni, i suoi problemi e le sue aspirazioni.

Siamo all’alba di un’epoca che ci impone un compito severo e

inderogabile: la definizione di politiche educative che consentano

all’Italia di accrescere e rafforzare le proprie competenze culturali,

tecniche, scientifiche e artistiche. Proponiamo un’autentica svolta

culturale e politica, capace di garantire standard didattici di qualità

elevata sostenuti da autentici valori.

La scuola, l’università, l’alta formazione artistica e musicale devono

essere gli elementi portanti per la costruzione di un nuovo umanesimo: un

umanesimo che promuova una società centrata sui diritti inalienabili della

persona, sui valori della giustizia e della pace, su un corretto rapporto

tra individuo, società e Stato, nella logica della solidarietà e

sussidiarietà.