Intervento del Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca
Letizia Moratti
all'Inaugurazione dell'Anno accademico 2001-2002 del Conservatorio “G. Rossini” di Pesaro
Signor Presidente, signor Direttore, autorità, cari studenti, cari
professori, signore e signori,
sono particolarmente lieta di essere oggi qui tra voi, in questo
prestigioso e antico Conservatorio, nato grazie all’iniziativa e alla
generosità di un grande della musica di tutti i tempi, Gioachino Rossini,
al quale sono dedicati anche la Fondazione e l’importante museo ospitato
in questo storico palazzo, oltre che una rassegna operistica di risonanza
mondiale che si tiene ogni estate.
A Pesaro, come è stato sottolineato negli interventi che mi hanno preceduto, si realizza, nella memoria di Rossini, una fertile sinergia tra
pubblico e privato. E’ un esempio che ci auguriamo possa essere seguito in
tutto il Paese.
Ma non basta: dobbiamo ora incentivare una proficua collaborazione non
soltanto tra queste istituzioni, ma anche con gli enti locali e con le
realtà associazionistiche, culturali e produttive operanti sul territorio.
Occorre attrarre energie e risorse, in modo da contribuire in modo
concreto alla diffusione della cultura musicale.
Mi piace ricordare a questo proposito la lungimiranza di Rossini che nel
testamento scritto a Parigi nel 1858 dispose: “…quale erede della
proprietà nomino il Comune di Pesaro, mia patria, per fondare e dotare un
liceo musicale in quella città”.
Vi confesso che provo una certa emozione nel pensare che proprio qui
nella vostra città, nell’istituzione voluta dal grande Maestro, si sono
succedute alla guida del Conservatorio personalità quali Pietro Mascagni,
Riccardo Zandonai e Amilcare Zanella. Mentre tra gli allievi vanno
ricordati, tra gli altri, Mario Del Monaco e Renata Tebaldi, memorabili
interpreti della tradizione del bel canto, caratteristica dell’Istituto, e
il compositore Riz Ortolani.
Rossini, in quegli anni di grandi speranze e cambiamenti, alla vigilia
della nascita dell’Italia Unita, dalla capitale francese, nella quale si
era stabilito definitivamente nel 1855, pensava ai giovani quali eredi del
suo insegnamento. Perché un vero maestro si distingue per la capacità di
trasmettere loro il patrimonio di conoscenze e di esperienze maturate nel
corso della vita. Del resto Rossini fu anche apprezzato insegnante,
essendo stato tra l’altro direttore del Liceo musicale di Bologna.
Proprio pochi giorni fa, all’inaugurazione dell’anno accademico
all’Università dell’Insubria, a Varese, Uto Ughi, laureato ad honerem, ha
sottolineato l’importanza dell’insegnamento della musica nella scuola,
mettendo in evidenza il ruolo dei musicisti come maestri di comunicazione.
E’ vero: la musica, in particolar modo tra i giovani, è prima di tutto
comunicazione. E suscita le emozioni più intense, i sentimenti più nobili,
sviluppando al tempo stesso la loro innata capacità di aggregazione.
In occasione dell’apertura dell’anno accademico, il 120° dall’inizio dei
corsi di musica, desidero annunciarvi la prossima adozione di un
provvedimento destinato ad avviare concretamente, attraverso l’autonomia,
un processo di valorizzazione di un patrimonio culturale e formativo di
altissimo valore, quello dei Conservatori di musica e delle Accademie di
Belle arti.
Nei prossimi giorni infatti il Consiglio dei Ministri approverà lo
schema di Dpr che determinerà i criteri per l’adozione degli statuti di
autonomia dei Conservatori e delle Accademie. E’ un provvedimento
importante, che sancisce l’inizio del processo di autonomia di questi
istituti che rappresentano il cuore della creatività artistica del nostro
Paese, una creatività che tutto il mondo ci invidia.
Questo provvedimento sarà adottato in ottemperanza alla legge n.
508/1999, che prevede la trasformazione delle Accademie e dei Conservatori
in Istituti di alta formazione artistica e musicale.
Il legislatore, in ossequio al dettato dell’articolo 33 della
Costituzione, ha inteso elevare la dignità di tali istituzioni prevedendo
il rilascio, alla fine degli studi, di diplomi accademici di primo e
secondo livello.
In questo percorso normativo abbiamo dovuto superare qualche difficoltà.
La legge rimette l’attuazione della riforma ad uno o più regolamenti da
adottarsi da parte dell’attuale Ministero dell’Istruzione, dell’Università
e della Ricerca.
Nella predisposizione del generale quadro di attuazione della legge 508
si è dovuto, però, tenere conto del fatto che la legge stessa nulla
prevede riguardo alla formazione di base; è evidente, infatti, che il
legislatore presupponeva che tale riforma venisse attuata contestualmente,
ed in modo coordinato, con la riforma degli ordinamenti scolastici.
Poiché la riforma degli ordinamenti è ancora in itinere (proprio in
questi giorni il testo approvato definitivamente dal Consiglio dei
Ministri passa all’esame delle Camere per diventare legge dello Stato),
appare opportuno che l’attuazione della stessa legge 508 avvenga
gradualmente, nell’ambito di un quadro più completo ed organico, per
evitare che un’affrettata trasformazione dei Conservatori e delle
Accademie in centri di alta formazione vada a discapito della formazione
di base.
Tale problema si pone, in particolare, per i Conservatori e per
l’Accademia Nazionale di Danza, che attualmente gestiscono anche la
formazione musicale e coreutica di base.
Per questo, nel dare attuazione alla legge 508 si è proceduto, in via
preliminare, alla predisposizione del regolamento, che delinea, anzitutto,
il contenuto minimo dei futuri Statuti delle Istituzioni di alta
formazione. In particolare, è prevista per le Accademie nazionali di arte
drammatica e di danza la possibilità di articolarsi sul territorio,
stabilendo intese con gli istituti di istruzione primaria e secondaria.
Siamo sulla strada giusta. Tutti insieme - docenti, studenti, genitori,
rappresentanze sindacali e del mondo produttivo - sapremo costruire, con
gradualità, un sistema di alta formazione artistica e musicale che si
inserirà armonicamente in un quadro organico di istruzione e di formazione
superiore, adeguato ad una società complessa in sempre più rapida
trasformazione.
In questo sistema la musica e l’arte avranno, ad ogni livello, la piena
valorizzazione.
Nelle scorse settimane qualcuno ha detto che la riforma degli
ordinamenti scolastici prevede penalizzazioni dell’insegnamento della
musica e della storia dell’arte nelle scuole. E’ falso. Si tratta di una
vera e propria campagna di disinformazione. Vorrei tranquillizzare al
proposito studenti e genitori: la cultura musicale e artistica saranno
sempre una componente centrale e obbligatoria del profilo educativo,
culturale e professionale dei nostri giovani, nella scuola primaria come
nella scuola secondaria.
Sarebbe davvero sorprendente che nel Paese della grande tradizione e civiltà artistica e musicale l’insegnamento della musica e della storia
dell’arte - che vuol dire educazione ai valori dello spirito - non fosse
elemento centrale nella formazione dei giovani.
Nella riforma la musica avrà un posto di primo piano: sono previsti indirizzi musicali nella scuola media e nei licei, perché vogliamo puntare a un forte incremento della cultura musicale diffusa. Al tempo stesso studieremo formule organizzative che consentano specifici percorsi professionalizzanti, soprattutto per i giovani talenti.
Ho appreso con piacere che sono ventotto le nazionalità dei 909 allievi che frequentano il vostro Istituto nell’anno accademico 2001-2002: accanto agli italiani ci sono coreani, russi, giapponesi, americani, peruviani, oltre che europei. Un dato molto significativo, prova del prestigio di cui gode il Conservatorio “Gioachino Rossini” a livello internazionale: esso conferma che eccellenza e internazionalizzazione degli studi, anche in campo musicale, vanno di pari passo.
L’internazionalizzazione degli studi, la mobilità degli studenti, la
presenza di stranieri nei nostri istituti costituiranno, infatti, un
riferimento obbligato per determinare la qualità dell’istruzione
superiore.
Deve essere, questo, il fondamento per un’apertura culturale al nuovo,
con l’obiettivo di raggiungere una sempre maggiore cooperazione tra i
popoli, fondata sulla comprensione di civiltà e modi di pensare tra loro
diversi.
Il Testo Unico sull’Istruzione del 1994 agevola l’ingresso degli
studenti stranieri nei Conservatori del nostro Paese. Sarà opportuno per
il futuro far sì che, attraverso specifici accordi internazionali, si
possano creare le condizioni per un’esperienza di studio altrettanto
agevolata anche dei nostri giovani al di fuori dei paesi dell’Unione
europea. Soltanto così potremo realizzare quell’interscambio di formazione
musicale che è alla base di un sicuro arricchimento reciproco e di una
crescita professioale.
L’Europa ha un patrimonio di civiltà, di arte e di cultura che ha radici
antiche. La musica è parte integrante di questo patrimonio ed è uno dei
linguaggi fondamentali che contribuiscono alla formazione culturale.
Su queste fondamenta culturali in passato si sono costruite le
democrazie, si sono superate molte guerre e divisioni e oggi sta sorgendo
una cultura di valori condivisi.
Il percorso alla ricerca di una società dei valori non è concluso.
Proprio per questo il mondo dell’istruzione e della formazione deve
trovare il senso delle proprie radici e della propria missione. Vorrei che
in particolare voi, studenti di questo prestigioso Conservatorio, foste
ben consapevoli della dimensione spirituale esercitata dalla cultura,
dall’arte, dalla musica e dalla loro positiva influenza sull’educazione,
sull’animo dell’uomo.
La musica, con i suoi valori universali, che superano le barriere
geografiche, linguistiche, sociali e del tempo, è un elemento
importantissimo nella costruzione della società di domani, una società
formata da persone amanti dell’armonia, del bello e quindi rispettose dei
valori universali.
Il Governo intende accompagnare la crescita di una nuova generazione
nella quale deve essere posta al centro di ogni attenzione la persona, con
i suoi bisogni, i suoi problemi e le sue aspirazioni.
Siamo all’alba di un’epoca che ci impone un compito severo e
inderogabile: la definizione di politiche educative che consentano
all’Italia di accrescere e rafforzare le proprie competenze culturali,
tecniche, scientifiche e artistiche. Proponiamo un’autentica svolta
culturale e politica, capace di garantire standard didattici di qualità
elevata sostenuti da autentici valori.
La scuola, l’università, l’alta formazione artistica e musicale devono
essere gli elementi portanti per la costruzione di un nuovo umanesimo: un
umanesimo che promuova una società centrata sui diritti inalienabili della
persona, sui valori della giustizia e della pace, su un corretto rapporto
tra individuo, società e Stato, nella logica della solidarietà e
sussidiarietà.